lunedì 21 novembre 2016

Che male vi ha fatto la povera Anna...

... ebbe a esclamare via mail, sconsolata, Silvia Costantino...
A me niente, poerina... però mi chiedo perché mai un libro che tratta tutti i protagonisti con la stessa attenzione, compresa, più o meno, la stessa quantità di pagine, si debba chiamare Anna Karenina e non Nullafacenza della società Pietroburghese di fine ottocento
Inoltre non succede niente che non sia prevedibile perché che Levin si metteva comunque con la Kitty era telefonato quando lei va alle terme; che Oblonskij continuava a fare le corna alla moglie era citofonato già mentre cercava di farci pace. Meno scontato il povero cornuto, Karenin, descritto come brutto e antipatico, mi pare l'unico personaggio diverso: non ripudia la moglie anzi le permetterebbe di continuare a vivere alle sue spalle dietro una felicità di facciata. Ché gli altri erano meno superficiali e meno legati alle apparenze di lui? 
Alla pagina 446 mi sono stufata, tanto sapevo come andava a finire... avevo visto lo sceneggiato con Lea Massari...

Salverei l'incipit se il citazionismo smodato non ne avesse deprezzato il valore.

Affinché la dieta rimanesse col giusto apporto calorico ho cambiato russo e ho iniziato a leggere Le Anime Morte di Gogol. Poche pagine ma già l'assenza di spiegazioni demagogiche o di leziosità romantiche o di piagnistei drammatici unita a una diffusa ironia, situazioni credibili e indizi interessanti mi fanno ben sperare. Ho già un brano preferito: quando Cicikov si perde e tutto inzaccherato trova ospitalità nella campagna sperduta presso la vecchia che nicchia all'idea di vendere morti. Quella vecchia che tiene da parte... una cappotta scucita, destinata col tempo a convertirsi in vestito... e la cappotta è destinata a giacere ancora un pezzo così scucita, fino al giorno che non passerà per disposizione testamentaria alla nipote d'una qualche nipote-cugina... sono io. 
Non ho ancora intenzione di fare testamento ma di cose scucite nei cassetti ne conservo a iosa.

Ora, se Gogol e Puskin hanno inventato la letteratura russa e Dostojewsky e Tolstoi ne sono gli allievi putativi, per me andavano rimandati a settembre. A me è piaciuto molto anche la Figlia del Capitano ma Delitto e castigo non mi ha entusiasmato. Il tormento di pochi giorni, accompagnato dal perché e dal percome senza traccia di pentimento, si trascina per 780 pagine ma il castigo si conclude frettolosamente nella deportazione in Siberia dove un anno di vita dei due protagonisti è risolto in venti pagine.  
Di sicuro è colpa mia, perché in passato avevo letto a fatica anche In morte di Ivan Ilic che pure è corto. 
Continuerò comunque a seguire la dieta e proverò a leggere Memorie dal sottosuolo, che almeno nel titolo è accattivante. 
Guerra e Pace non lo apro neanche.

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