Cari amici del Miche,sono passati molti mesi da quando, venendo incontro a un'esigenza manifestata anche dalla dirigenza del liceo e da alcuni docenti che si prendono cura della Biblioteca della scuola, abbiamo lanciato l’operazione "Liceo Michelangiolo 100 per CENTO": ad oggi siamo arrivati a metà strada, avendo raccolto circa 5,000 Euro: grazie al vostro supporto stiamo "recuperando" circa 400 libri antichi, presenti nella biblioteca del Miche, di cui in allegato trovate alcune immagini.Vi chiediamo la cortesia di fare circolare questa mail a più persone possibili in quanto vogliamo proseguire nella raccolta fondi per arrivare ad Euro 10,000: ogni contributo di Euro 10 permette la digitalizzazione in archivio di un nuovo volume antico, e raggiungere il nostro obiettivo ci permetterebbe di procedere alla digitalizzazione dell'archiviazione di circa 1,000 libri antichi presenti nella biblioteca del Liceo.Invito chi ha dato già la sua disponibilità ad effettuare il versamento sul conto corrente intestato al "Comitato pro biblioteca Liceo Classico Michelangiolo" presso Banca Passadore, il cui IBAN èIT39/K/03332/02800/000002210918 causale "quota associativa comitato biblioteca" E' stata anche fissata una visita presso il Liceo Michelangiolo, che si terrà venerdì 12 giugno, dove la scuola sarà aperta per noi dalle ore 12:30 alle 13:30; sarà una occasione per rivedere il Liceo, visitare anche la biblioteca e vedere anche alcuni dei preziosi volumi che grazie al vostro contributo adesso sono riemersi e sono archiviati.Come alcuni di voi sanno, abbiamo coinvolto nel progetto una bibliotecaria, la dott.ssa Valeria Buonfantino, che ha approntato ed iniziato il lavoro presso la biblioteca. Ho chiesto a lei di aggiornarvi in diretta sul progetto: "si é trattato di un lavoro complesso perché il Fondo Antico Michelangiolo é stato allestito ex novo, alcune opere a livelli sono state riunite come: La scienza della legislazione del cavaliere Gaetano Filangieri, 1796; Sermons du pere Bourdaloue ..., 1716; Istoria degli ultimi quattro secoli della Chiesa ..., 1788 ed altre ancora.Ad oggi sono state catalogate 203 edizioni antiche di cui sei cinquecentine.Risulta particolarmente interessante l'opera in tre volumi Numismata imperatorum Romanorum præstantiora ... perché costituisce un erudito apparato storico numismatico relativo alle antiche monete romane ed é corredato da tavole finemente incise.Di notevole importanza anche Le grand dictionaire historique, ou Le melange curieux de l'histoire sacrée et profane ..., classico della storiografia francese.La chiave di questo prezioso intervento di recupero del patrimonio librario antico del Liceo Michelangiolo é catalogare per conoscere cosa abbiamo e conservare consapevolmente!Grazie al vostro contributo e a quello di Banca Passadore avremo a fine progetto 400 edizioni antiche catalogate."Speriamo di vedervi numerosi al Miche il 12 giugno!Grazie ancoraKevin TempestiniAugusto DossenaCamilla TempestiniUn’unica raccomandazione: se fate circolare questa mail, mettete sempre cc Giada Basla ( segreteria@ktepartners.com), in modo che riusciamo a coordinare il tutto, e questo in particolare per pianificare bene la visita presso il Liceo fissata per venerdì 12 giugno.Per completezza di informazioni, allego la mail inviata a settembre per il lancio della iniziativa.Vi prego di fare girare questa mail a tutte le persone potenzialmente interessate.Grazie e buona giornataKevin Tempestini
mercoledì 3 giugno 2015
Diffusione
venerdì 22 maggio 2015
Il Dottor Casamonti
Come ogni mattina il Dottor Casamonti era
arrivato per ultimo con la massima calma.
Era il suo modo di comunicare che non si era
portato a casa i problemi di lavoro del giorno prima.
In laboratorio non si angosciava mai, anche
quando Giorgio, il suo fido compare, gli sciorinava le criticità emergenti, non
si scomponeva e si preoccupava soltanto di trovare il modo per evitare il
proprio coinvolgimento.
Col solito fare insinuante, sbolognava i
problemi a qualcun altro. Che spesso ero io.
Ma quando era inchiodato dalle sue
responsabilità di dirigente del reparto produzione tondini di ferro, quando
doveva fare il dottore e lasciare da parte il Casamonti, diventava dinamico ed
esibizionista.
Prendeva il telefono, gonfiava il petto, tendeva
il diaframma e con voce baritonale e uso sapiente di parole misurate e battute
spiritose, ripristinava la
norma. Magari aveva anche allargato la cerchia delle persone
da sfruttare conquistando il malcapitato col suo charme.
Ma non era questo che mi irritava, anzi gli
riconoscevo questa sua abilità da incantatore di serpenti.
Non apprezzavo invece una sua peculiarità
originale, un comportamento automatico che, messo insieme al suo totale
dispregio degli spazi altrui, creava un certo imbarazzo a tutti i colleghi.
Quel lunedì dovevamo risolvere un problema
comune in attesa di soluzione fin dal venerdì precedente. Lui viene nel mio
ufficio, si accomoda sulla sedia di fronte alla mia scrivania e come sempre non
riusciva a stare fermo con le mani.
Come un bambino nevrotico il Dottor Casamonti
toccava tutto quello che gli capitava a tiro e anche sulla mia scrivania non
fece eccezioni.
Smontò e rimontò tutte le mie penne, spaginò un
pacco di fogli e, nel constatare quanto fossero belli i miei figli, fece tre o
quattro ditate sul vetro del ritratto di famiglia che avevo appena lucidato.
Mise le mani su tutte le caramelle sfuse della
mia scatola di cortesia, finché, finalmente, ne scelse una.
Io non sono troppo schizzinosa ma, dal momento
che il Dottor Casamonti teneva anche un altro comportamento discutibile questa
fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il fatto è che il viscido aveva l’abitudine di
infilare mani e dita in tutti gli anfratti del suo corpo, naturali ed
artificiali. Naso, orecchie, patta, varco delle mutande tra le natiche.
Lo faceva senza pudore ormai anestetizzato dalla
consuetudine. Non credo che non se ne accorgesse piuttosto era convinto che
fosse un suo diritto ancestrale ereditato da un antenato ominide.
È inutile dire che mi alzai di scatto urlando questo
è troppo!
Lo espulsi dall’ufficio e, senza tema di passare
per schizzinosa, feci sparire dalla mia scrivania la scatola di cortesia con le
caramelle sfuse.
Rosa Matteucci
Se è vero soltanto un decimo di quanto descritto in Tutta mio padre, mi dispiace molto per la bambina Rosa ma, egoisticamente, ringrazio il cielo che ci ha regalato un'autrice vera, priva di stereotipi e ripiena di solida cultura. Mai letto pagine come le sue, nemmeno in recenti vincitori premiati in prestigiosi premi letterari.
Grazie Rosa.
... e scusa la banalità...
Grazie Rosa.
... e scusa la banalità...
Il buco
Dopo cinque mesi di buchi impari
il decorso delle vene del tuo braccio anche se non hai mai studiato anatomia.
La linea blu che si intravede sotto la pelle del dorso della mano - e sopra i
tendini tesi nell’articolazione delle dita - ora impercettibilmente piatta, ora
evidente e tumultuosa, gira verso il polso e lo supera dalla parte del pollice
e si addentra nella parte interna dell’avambraccio, su, su fino al gomito.
Ecco, questo è il territorio di
predazione del tuo sangue, ove infiniti sono gli accessi.
Il dorso della mano e il polso
presentano difficoltà e ostacoli alla penetrazione, oltre ad essere decisamente
più propensi a divenire dolenti, di un dolore sordo e duraturo.
L’interno del braccio e l’incavo
del gomito sono decisamente più arrendevoli ma anche estremamente fragili e le
continue profanazioni mettono a rischio la ricerca di un varco per il buco
successivo. Cinque mesi significano una trentina di buchi e una discreta
quantità di veleno trasferito.
Gentile collega, ho visto oggi
il suo paziente affetta da eteroplasia intestinale IV stadio. Il paziente inizierà un
trattamento chemioterapico c/o il nostro day hospital con Oxaliplatino e
Bevacizumab endovena , ogni 21 giorni, e Capecitabina orale da assumersi per 14
giorni ogni 21.
I medici dell'ambulatorio
oncologico avvisano con ferma cortesia il medico di famiglia.
Di primo acchito si pensa al
platino nella sua veste naturale di materiale prezioso. Il nobile metallo evoca
le immagini dell’auspicabile briglia ad un solitario di fidanzamento, o di un
collier sottile con pendente prezioso o di due orecchini che brillano,
nell’altalena naturale dei lobi. Cornici splendenti intorno a splendide donne.
Di platino anche i vistosi cronografi forgiati da abili artigiani svizzeri che
circondano il polso di professionisti affermati e di favoriti eredi di grandi
fortune.
Roba utile e futile, da esibire.
Nel corpo il platino non
luccica. Brucia, buca, distrugge i tessuti giovani in continuo rinnovamento,
come le pareti delle vene che, dopo cinque mesi, non sono più blu. Sono
verdine, marroni, per quello che ne puoi capire tu. Dure e impenetrabili, per
quello che percepisce l’infermiere che cerca un varco per il suo ago
profanatore, non sempre accompagnato da gentile farfallina, che dovrà essere
inserito nel braccio e lì dovrà mantenersi saldo per tutto il tempo necessario
– intervallo lungo, lunghissimo - per
non incorrere in sorprendenti, spiacevoli, effetti, collaterali alla venefica
terapia.
Dipende dal caldo... dipende dal
freddo... dipende dalla vena... dipende dal tempo...
Mentre il liquido incolore
scorre nella vena, il braccio intorno comincia a dare la sensazione di mille
punture di spilli. Ricorda i giochi delle elementari, ai giardinetti, quando ci
si confrontava con atti di forza e i più determinati e prepotenti piegavano ai
loro voleri i mansueti, torcendo loro i polsi perché fosse chiaro chi era a
comandare.
Ma gli spilli di platino li
senti più intensi, più in profondità e la sensazione dolorosa si espande dalla
zona del buco, a metà avambraccio, su fino all'incavo del gomito e poi scende
giù fino al dorso della mano, là, sotto i tendini guizzanti della mano
inquieta, incurante di caldo, freddo, vena e tempo. E tu già sai che il
fastidio – dolore è termine eccessivo, anche se non improprio - durerà ben oltre quel giorno di perfusione.
Ma sei preparato perché il bravo
oncologo ti ha comunicato i mille pericoli a cui vai incontro - tossicità
midollare, tossicità gastrointestinale, tossicità epatica e renale, reazioni
allergiche, astenia fotosensibilizzazione, rash cutaneo, eritrodistesia
palmoplantare, spasmo coronario, neuropatia periferica, discrasia ematica (in
senso emorragico), ipertensione arteriosa, proteinuria, teratogenicità e
letalità embrionale…
Che forse era meglio non averli
conosciuti o forse era meglio essere già morti così non se ne parlava più.
Il bravo oncologo, dopo averti
spaventato a morte, ti suggerisce anche i rimedi per tenere sotto controllo gli
eventi avversi e ti fornisce qualche antidoto per quelli più banali. Semplifica
tutto in quattro categorie. O meglio: ciò che puoi tenere sotto controllo è
limitato a quattro categorie. Nausea, vomito, diarrea e mucosite. Così ti
attrezzi con una valigetta, che ti porti dietro anche per viaggi brevi verso
mete limitrofe, che sembra quella di Mary Poppins. Dentro ci sono farmaci e
presidi indispensabili nel momento del bisogno. Compresa la crema solare. Se
uno odiava l'abbronzaggio selvaggio ora patisce anche l’assenza di insolazione
lieve.
La prima seduta di
chemioterapia, affrontata in solitaria, lascia una sensazione vaga, un bruciore
al braccio, un abbassamento di voce, movimenti inconsulti delle palpebre in
reazione al vento, spilli in gola a bere acqua fresca, spilli alle mani a
prendere oggetti direttamente dal frigorifero. Il primo controllo ematico
lascia soddisfatti col suo emocromo da bistecca umana, senza crepe nella densa
popolazione di globuli, rossi e bianchi, e nessuna scoloritura della tonalità
scarlatta.
La terapia prosegue sempre
uguale, ogni ventuno giorni. I sintomi ogni volta hanno un esordio sempre più
precoce, diventano più intensi e durano per più tempo ma, fortunatamente, tutto
rimane fisicamente ben sostenibile. L'ipertensione è subito sotto controllo,
l’irritazione intestinale provoca deboli conseguenze sull’alvo, senza turbare
la quotidiana ripetitività. Col vantaggio della perdita di peso. Poca roba.
L’emocromo rimane denso dei suoi componenti misurabili.
La vita scorre come al solito.
Casa, lavoro, giardino, cane, gatti, cena, figli, seduta di chemioterapia,
pasticche, misura della pressione. Piedi
e mani che si colorano, piedi che si sbucciano. Casa, lavoro, giardino,
cane, gatti, cena, figli, seduta di chemioterapia, pasticche, misura della
pressione. L'aria fresca che rende afoni. Casa, lavoro, giardino, cane, gatti,
cena, figli, seduta di chemioterapia, pasticche, misura della pressione. Le
amate verdura e frutta che provocano contorcimenti delle budella.
La mente, preda di mille
distrazioni, si risveglia all’improvviso ogni volta, angosciata dall’avvicendarsi
dell’ennesima seduta di chemioterapia, memore delle spiacevoli sensazioni
lasciate dalla precedente. Il sistema nervoso non riesce ad adagiarsi sul ritmo
anomalo di ventuno giorni che sostituisce artificiosamente il ciclo lunare.
Il corpo non cede
all’avvelenamento ma ricorda l'ingresso del liquido infiammante e ne intuisce
il senso: veleno, poison, venenum. Così, al pensiero di cominciare da capo
l’insostenibile rito, lo stomaco si ribella e assume un comportamento subdolo:
somatizza ma non espelle. Insorge la repulsione mentale: è un conato
psicologico. Ansia anticipatoria, si chiama.
La parvenza di normalità,
assecondata da un corpo robusto, è inconsciamente inaccettabile da condurre
dentro un’esistenza scandita dal ritmo della terapia. Specialmente per chi non
ama essere ripetitivo.
Ritmo accettato a malincuore
solo in nome dell’effetto benefico della terapia venefica. E i sintomi lievi, che all’inizio
confortano, quando si avvicina il momento di un evento diagnostico, sono
angoscianti perché inducono all'errata interpretazione di inefficacia della
terapia. Colpa del bravo chirurgo incolpevole, che, temendo di aver esagerato
col lungo elenco delle cose terribili che la chemioterapia può produrre,
conclude edulcorando… che poi quando gli effetti collaterali sono intensi è
anche quando la terapia funziona meglio…
Allora non funziona, pensi, io
sto bene!
Quella contro il cancro è una battaglia lunga. Si sa.
(giugno 2013)
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