lunedì 20 febbraio 2017

Esaltazione Onirica

Anni fa lessi che Stephen King andava spergiurando che i suoi racconti da brivido erano ciò che lui sognava la notte. Immaginai il povero Stefano sudato nel suo letto, avvolto dalle lenzuola sgualcite e cogli occhioni sgranati ancora percorsi al galoppo dall'ultima cavalla notturna. Ma cosa caspita mangiava la sera? Forse anch'io potevo elevare il mio livello narrativo cambiando abitudini alimentari.

Volevo migliorarmi artisticamente ma appartenevo alla folla anonima che al mattino non ricorda di aver sognato. Scoprii che avrei potuto cambiare il mio destino se avessi esercitato maggiore autodisciplina per rallentare l’irruzione razionale nella materia onirica volatile: staccarmi dalla materialità in modo da sognare e poi rientrandoci con cautela per ricordare il sogno. Pur sapendo che i momenti in cui si ricorda meglio il sogno sono i rari risvegli notturni, evitai i rimedi traumatizzanti per provocare un risveglio naturale artificioso, come bere molta acqua oppure mettere una sveglia e non iniziai a fumare marijuana. Scelsi di mangiare pesante e affidarmi al caso. Rallentai il risveglio del mattino con la meditazione per congelare il momento critico del passaggio di consegne, quando l'emisfero sinistro inizia la sua attività mentre il lato destro, sfiancato dall'immaginario onirico, va in letargo.

Mi bastava il corso base, non avrei seguito l'avanzato. Non desideravo ricordare i sogni benissimo né interpretarli e trovarci le soluzioni alla mia quotidianità materiale.
Presupponevo di trovare altrove spunti per sviluppare la mia abilità di vaticinio.

Quindi scartai il diario onirico in favore di una teoria pull che scaturisse dal frammento di sogno che rimane appena ti svegli. Tenni fogli e penne a portata di mano sul comodino, mi convinsi che avrei sognato e soprattutto ricordato. Per qualche settimana mi svegliai senza aprire gli occhi, percorrevo la storia a ritroso e scrivevo rapidamente i particolari più vividi nel caldo delle mie coltri; perfezionavo le immagini in treno, mentre riaffioravano e diventavano più chiare, la sera le rendevo immortali.
Poi tornavo a mangiare pesante.

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